CERVICO-BRACHIALGIA

Col termine cervico-brachialgia (cervical radiculopathy) si intende un disturbo legato a una disfunzione delle radici nervose cervicali che comunemente comporta un dolore irradiato dal collo all’arto superiore, con associati cambiamenti motori, dei riflessi e /o sensitivi (ad es. parestesia o insensibilità) provocati dal mantenimento di determinate posture o da determinati movimenti (Thoomes et al. 2012).

L’incidenza standardizzata per età della cervico-brachialgia è di 83 casi ogni 100000 persone con una leggera prevalenza nel sesso maschile (Radhakrishnan et al. 1976, 1994) e nella fascia di età compresa tra 40 e 49 anni (Boyles et al. 2011) e il livello più spesso interessato dalla compressione è C6-C7 (Kim et al. 2016).

Le cause di dolore riferito al collo e all’arto superiore sono numerose e spesso è difficile differenziare se la fonte di dolore è secondaria a una compressione di una radice nervosa cervicale o a un disturbo dei tessuti molli. 

Infatti, i disturbi muscolo-scheletrici degli arti superiori e la cervico-brachialgia possono presentarsi con pattern simili di dolore riferito, in popolazioni simili di pazienti e possono coesistere contemporaneamente. 

La cervico-brachialgia può essere legata a degenerazioni o erniazioni dei dischi intervertebrali cervicali, osteofitosi dei corpi vertebrali, ipertrofia delle faccette articolari e delle lamine vertebrali, instabilità legamentose e segmentarie e altri fattori che determinano una compressione delle radici nervose. 

Tuttavia, le cause più tipiche sono i cambiamenti degenerativi a carico dei dischi intervertebrali e l’osteofitosi dei corpi vertebrali.

I trattamenti conservativi rappresentano l’opzione terapeutica di prima battuta e generalmente includono assunzione di antinfiammatori per bocca, terapia manuale (mobilizzazioni / manipolazioni vertebrali, mobilizzazioni neurodinamiche, osteopatia…), esercizi terapeutici e educazione sui corretti comportamenti da adottare (importanza di mantenersi attivi, riducendo solo le attività fisiche intense che esacerbano il dolore e di evitare inutili e controproducenti catastrofismi).

In assenza di una conferma tramite diagnostica strumentale, un approccio multimodale che includa la terapia manuale sembra essere l’approccio a breve termine più efficace (Borrella-Andres et al. 2021).

Qualora non si riscontrino benefici importanti entro un lasso di tempo di 4-8 settimane, può essere indicato effettuare delle infiltrazioni di analgesici / antinfiammatori (o eventualmente, di ossigeno-ozono), previo consulto medico specialistico (Fisiatra, Ortopedico) e potrebbe risultare utile una valutazione diagnostica strumentale (ad es. risonanza magnetica, elettromiografia o elettroneurografia) a supporto della valutazione clinica. 

Nei casi più gravi e renitenti al trattamento conservativo prolungato, potrebbe rendersi necessaria l’opzione chirurgica, previo consulto neuro-chirurgico.

Sebbene possano volerci, talvolta, anche 4-6 mesi per ottenere miglioramenti importanti e fino a 24 mesi per ottenere una remissione completa dei sintomi (Wong et al. 2014), è bene sapere che i trattamenti conservativi migliorano i sintomi clinici della cervico-brachialgia in più della metà dei pazienti e sembra che a due anni di distanza, i trattamenti conservativi e quelli chirurgici raggiungano risultati pressoché sovrapponibili (Weinstein et al. 2006).

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